Leggi qui l’intervista a cura di Veronica Sterrantino di AMEI Magazine https://www.ameimagazine.com/post/elena-ketra-lartista-che-ridefinisce-lidentita-individuale
Oggi abbiamo il piacere di avere con noi Elena Ketra un’artista visiva italiana che unisce ironia, femminismo e provocazione. Il suo lavoro attraversa performance, arte digitale, tessile e installazioni, spesso usando il corpo – reale o simbolico – come campo di esplorazione politica.
Con uno stile pop e dissacrante, mette in discussione i ruoli di genere, il linguaggio del desiderio e la narrazione mainstream del femminile. Le sue opere sono dichiarazioni visive che mescolano estetica pop, cultura queer e critica sociale.

Empowerment, identità, ridefinizione
Elena Ketra non è solo un’artista visiva. È un corpo che parla, una voce che attraversa linguaggi e spazi.
Quando le chiediamo di riassumere la sua poetica in tre parole, risponde senza esitazioni: “empowerment, identità, ridefinizione“.
“L’empowerment è autodeterminazione femminile. È potersi dire: io mi scelgo. Sologamy parla proprio di questo: trasformare il matrimonio in un atto simbolico e politico. In Utereyes, l’utero diventa simbolo di scelta attiva delle donne, sia del proprio corpo che della propria sessualità, oltre il determinismo biologico.”


Ma il discorso va oltre il genere. L’identità, nelle sue opere, supera i binari. “Con il ciclo Serialmirrors rifletto – anche letteralmente – su figure di donne assassine.
Storie scomode, che ribaltano lo stereotipo della madre, della vittima, della musa. Racconto la complessità dell’individuo, anche quando spaventa.”


Ribellione e cura
“Se avessi conosciuto questa filosofia, prima avrei sposato me stessa e poi mio marito.”
È una frase che Ketra ricorda con emozione. L’ha detta una donna dopo Sologamy, la performance che invita a promettersi amore e rispetto davanti a sé stessə.
“È stato un momento potente. Non era solo arte. Era intimo e politico insieme.”



L’opera di Ketra spesso divide, ma non cerca lo scandalo.
“L’arte può disturbare, ma anche curare. A volte serve uno schiaffo per svegliarsi, altre una carezza per ritrovarsi. L’importante è che sia vero.”
Femminismo e libertà di scelta
Nel panorama artistico italiano, ancora segnato da logiche maschili, Ketra ha affrontato più di una semplificazione.
“Tratti temi femminili? Allora sei femminista. Come se bastasse un’etichetta. Ma il mio lavoro va oltre.”
Con Premamai, realizzato con Eolo Perfido, ha toccato un tabù: la maternità come scelta, non destino.
“Indossavo una pancia in silicone, come fanno le attrici, per rappresentare la pressione sociale sul corpo femminile.”


Simboli e nuove letture
“Lo specchio è giudizio, ma anche portale. L’utero può essere controllo, ma anche potere.”
Ketra lavora con oggetti quotidiani caricandoli di nuovi significati. Gli specchi di Serialmirrors, l’utero di Utereyes: provocazioni visive che ribaltano narrazioni dominanti.

Sulle relazioni affettive, è netta:
“Dobbiamo smettere di cercare la felicità fuori da noi. Le relazioni dovrebbero essere una scelta, non una necessità. Amare sé stessə non è egoismo. È cura.”
Attivismo digitale e nuovi progetti
Nell’epoca dei social, Ketra resta vigile: “Amplificano i messaggi, ma banalizzano facilmente. Il titolo clickbait è un’arma pericolosa.”
Intanto lavora a Luchadoras, progetto ispirato alle lottatrici messicane.
“Donne forti, simbolo di ribalta e trasformazione. È un mondo nuovo per me, ma potente. Hanno cambiato il modo di percepire la lotta. E il femminile.”

Collaborazioni e ispirazioni
Un’artista con cui sognerebbe di collaborare? Nessun dubbio: Cindy Sherman.
“È potente, elegante, rivoluzionaria. Ha mostrato che il genere è una costruzione. Anche questo è empowerment.”

Ketra non fa arte per piacere. Fa arte per affermare, per riscrivere, per creare spazi in cui l’identità è possibilità, non gabbia.
La sua poetica è lucida, scomoda, necessaria. Tra specchi, corpi e rotture, ci ricorda che scegliere sé stessi è un atto radicale.
Per restare aggiornatə sulle opere ei progetti di Elena Ketra , seguila su www.ketra.it e su Instagram , il suo lavoro è in continua evoluzione, tra ironia tagliente e attivismo visivo.
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